martedì 2 luglio 2013

Arriva Barilla, viva Barilla! O no?



Il leader indiscusso del mondo della pasta e delle merendine (Barilla è proprietaria anche del marchio Mulino Bianco) ha annunciato il suo ingresso nel mercato del gluten free.
Prima reazione, istintiva, naturale: era ora! In fondo il senso della privazione è dato anche dal fatto di dover rinunciare alla marca, al bene comune. Che bello da domani posso comprare anch'io la Barilla. Per il resto mi sembra che la pasta senza glutine sia già sufficientemente buona, non c'è bisogno di  un nuovo operatore che ne migliori il gusto. Oddio, ogni miglioria è sempre bene accetta, ma per quella che è la mia esperienza non avverto la necessità di una nuova offerta nel "ramo" pasta.
Seconda reazione: e Le Asolane, Bi-Aglut, Schaer e tutti gli altri, che fine faranno? E' giusto "mollare" quelle aziende investono nel gluten free da quando i casi erano rarissimi  in Italia e nel mondo, che hanno garantito un'alimentazione decente a migliaia di celiaci fin dagli albori della malattia, che hanno inventato e perfezionato la pasta senza glutine per inseguire il nome famoso?
Conosco una persona che era celiaca negli anni '70, quando veramente non c'era niente da mangiare. Andava in Svizzera per comprare i suoi prodotti e trovava la pasta e le brioche della Schaer. Oggi dobbiamo  correre tutti a comprare Barilla dimenticandoci di tutto ciò? Boh, sono perplesso. Il mercato è libero, ci mancherebbe, ma il peso del marchio è tale da far temere il peggio per i tanti piccoli produttori che oggi popolano i negozi senza glutine.
Io, o meglio mio figlio, assaggeremo la pasta Barilla senza nessuna preclusione a monte, ma non la comprerò a scatola chiusa.
Lo dice uno che il giorno in cui ha dovuto esordire con la pasta senza glutine ha scelto la "Garofalo", un marchio noto, un'ancora a cui appigliarsi quando per la prima volta si deve inoltrarsi tra gli scaffali gluten free.
Tutto sommato oggi nel mondo del senza glutine esiste una nicchia di mercato che cerca di risolvere un problema a chi ha un problema. Cercando il guadagno, non c'è dubbio e ci mancherebbe altro, ma che non mi dà l'impressione di cavalcare una moda, di agire in base agli impulsi ricevuti da qualche studio settoriale sugli orientamenti del consumatore.
Insomma, sembrerò retrogrado, ma io non mi unisco all'ovazione per questa nuova iniziativa di Barilla. Sarò romantico, ma mi sono affezionato alle Asolane e alle altre.
E ho un'altra perplessità: l'arrivo di Barilla potrà essere il grimaldello per forzare l'utilizzo dei buoni spesa nella grande distribuzione? Anche in questo caso a un primo sguardo sembrerebbe una rivoluzione copernicana, ma pensandoci meglio non mi sembra un passo che voglio fare.
La possibilità di utilizzare il buono al supermercato che impatto avrebbe sui tanti negozi specializzati che oggi sono il rifugio naturale degli intolleranti al glutine? Calerebbero i prezzi? Nei miei 40 anni scarsi non ho mai visto un prezzo calare, ho sempre sentito dire che sarebbe successo, ma non ho mai avuto il piacere di vedere realizzata questa previsione. E comunque a un calo dei prezzi corrisponderebbe un immediato calo del valore dei buoni, sono pronto a scommetterci.
Calerebbe di sicuro l'offerta: meno negozi specializzati, meno posti dove trovare anche il prodotto particolare, quello che _"oggi ho voglia di mangiare i ravioli ricotta e spinaci e so dove trovarli". Andremo all'Esselunga (o al Gigante, o al Carrefour o alla Coop, o dove volete voi), ci saranno 2-3 metri lineari dedicati al gluten free e tutto finisce lì.
Forse sono troppo pessimista, forse ho la fortuna di vivere a Milano (fortuna si fa per dire) dove certo non mancano i negozi per celiaci, forse non so fare la previsioni, forse sono un rompiballe. Ma oggi in me prevale perplessità.

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